Agente 064: operazione demoni by Keith Laumer

Agente 064: operazione demoni by Keith Laumer

autore:Keith Laumer [Laumer, Keith]
La lingua: ita
Format: epub
Google: KH8FtwAACAAJ
editore: Mondadori
pubblicato: 1966-10-15T20:55:23+00:00


— Joel — gridai… — Chi ha le chiavi di questa porta?

I suoi occhi vagarono finché incontrarono i miei.

— Ehm… Carboni tiene tutte le chiavi.

— Potreste impadronirvene?

Joel guardò di nuovo il soffitto. Udii chiaramente il rumore dei passi sul ponte, e un suono ovattato che mi fece scorrere un brivido gelato giù per la schiena.

— Sento un tale ronzio nella testa — gemette. — Ho paura, Jones. A volte… — si sfregò la faccia cercando le pa-ròle. — Quando vidi quei grossi cani fu la stessa cosa, Jones.

La mia testa pizzicava.

Inghiottii a fatica. — Raccontatemi dei grossi “cani”, Joel.

— Non mi piacevano affatto. Mi spaventarono. Quando li vidi mi misi a correre e mi nascosi.

— Quando li vedeste?

— Nel porto, molte volte. E li vidi anche nelle strade e nelle case. E li ho visti sbirciare dalle auto… — Indicò il soffitto. — Sono di sopra, ora. Ve lo posso assicurare.

— Sentite un po’, Joel. Andate nell’ufficio di Carboni e prendete le chiavi: quella che serve è una grossa elettrochia-ve. Portatela qui, più presto che potete.

— Ho paura, Jones. — Indietreggiò con un singhiozzo, si voltò e partì correndo. Strinsi le sbarre e aspettai, ascoltando il rumore delle zampe che strisciavano sul ponte.

Ad eccezione dello sciabordio dell’acqua contro lo scafo e il gemito delle strutture che si flettevano sotto la pressione delle onde c’era un silenzio carico di minaccia. Udivo stri-sciare le orribili zampe e il loro raspare alla porta della cabina di coperta.

Joel riapparve, quasi correndo. Quasi contemporaneamente, gli altri “passi” rallentarono, si fermarono. Immaginai la bestia, in piedi, con una “mano” alzata, come un cane che punta, mentre la sua orribile maschera si volgeva in tutte le direzioni, tentando di individuare la provenienza dei suoni.

Feci un cenno a Joel. — Fate piano! — sibilai. Lui si avvicinò alla porta, tenendo alta la chiave, un quadrato di due centimetri di plastica nera, da cui sporgeva una corta asticciola di metallo.

— C’era anche Carboni, ma non ha neppure alzato gli occhi.

— Aprite la porta — sussurrai rapidamente. Lui inserì la chiave, tenendo la lingua penzoloni all’angolo della bocca. Il mostro doveva essere vicinissimo: lo sentii infatti tornare indietro, rapidamente. La serratura scattò, feci scorrere la porta e uscii nel corridoio…

L’essere mi si parò davanti con un balzo e mi fissò con gli occhi rossi, incavati nella maschera bianca.

Accanto a me Joel lanciò un urlo. Affrontai il “cane”

proprio mentre il demone balzava e il pugno che gli sferrai sul grugno orrendo, lo mandò a sbattere sul pavimento. Si rialzò immediatamente, voltandosi di scatto e impennandosi sulle zampe posteriori lunghe e sottili. Lo colpii al collo col taglio della mano, ritirandola subito indietro per evitare le sue mascelle che si chiusero a un centimetro dal mio polso, e gli sferrai un calcio che lo scaraventò contro la parete. Guaì e ritornò all’attacco, trascinando una delle zampe posteriori.

Dietro di noi, Joel stava in piedi a bocca aperta, contro la porta della cella.

Scossi il capo per schiarirmi le idee. La scena di fronte a me ondeggiò, e la testa mi si riempì di un suono gorgoglian-te, come di acqua impetuosa.



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